21 maggio 2015

IL RAPIMENTO DELLA CHIESA è BIBLICO. é REALMENTE QUELLO CHE CI HA INSEGNATO GESÙ.
Ringrazio lo Spirito Santo per questa rivelazione, che mi ha dato proprio oggi, mentre la mattina a causa della pioggia e dei commenti dei miei colleghi pensavo " Così avverrà negli ultimi giorni, come ai tempi di Noè, la gente mangiava, beveva, si sposava fino al giorno che Noé salì sull'arca, chiuse la porta e il diluvio li sorprese tutti"
POI nel pomeriggio ho letto questa spiegazione e gli occhi mi si sono aperti.
III.2) Comparaison de notre temps par rapport à celui de Noé :
« Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme ». (Mt. 24:37) Ici l’avènement de Jésus est apparenté aux évènements de la fin des temps comparés à ceux du temps de Noé. La question est de savoir quel rapport y a-t-il entre les deux évènements ? La réponse est dans ce qui suit : « Car, dans les jours qui précédèrent le déluge, les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé entra dans l'arche » (Mt. 24:38). Juste avant le déluge, les hommes ne se doutaient de rien parce que tout semblait comme de coutume. L’apôtre Paul va même jusqu’à dire : « Quand les hommes diront : Paix et sûreté ! Alors une ruine soudaine les surprendra, comme les douleurs de l'enfantement surprennent la femme enceinte, et ils n'échapperont point » (1 Th. 5:3).
Le déluge représente « le Jour du Seigneur » ou le jugement (et non jugement dernier) ou la colère de Dieu qui sera révélée du ciel sur les hommes à cause de leur l’impiété (Ro. 1:18). Noé représente le juste aux yeux de Dieu (Ge. 7:1) qui préfigure l’élu, ou comme la fiancée de Christ. Et l’arche symbolise le salut de l’Église (le jour de la rédemption ou le Jour de Christ = l’enlèvement). « Et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le déluge vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme. » (Mt. 24:39) Et si maintenant on remplace certains termes par les termes appropriés, par exemple déluge par Jour du Seigneur (jugement), Noé par Église (ou élu(e)), et arche par Jour de Christ (enlèvement), cela nous donne : « Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme. Car, dans les jours qui précédèrent le déluge (le Jour du Seigneur ou le jugement), les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé (l’Église) entra dans l’arche (le Jour de Christ ou l’enlèvement) et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le Jour du Seigneur (jugement) vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme (la fin des temps) (Mt. 24:37-39).
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La suite du texte va dans le sens même de cette compréhension, donnant une cohérence aux versets précédents. Versets 40 à 42 : « Alors, de deux hommes qui seront dans un champ, l'un sera pris et l'autre laissé ; » Comme Noé qui entra dans l’arche : il fut « pris » et l’autre (le non converti) fut laissé pour le jugement. « De deux femmes qui moudront à la meule, l'une sera prise et l'autre laissée. Veillez donc, puisque vous ne savez pas quel jour votre Seigneur viendra. »

19 maggio 2015

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Cari amici,
io chiamo questi miei corsivi cartoline e qualche volta le scrivo con un tentativo di umorismo, nella speranza che voi le troviate un po' piacevoli. Ma, che volete, il mio mestiere di universitario condiziona e allora ci metto sempre le mie fonti, anche a costo di appesantire il testo. In questa maniera nessuno può dire che mi inventi ciò di cui parlo, o che quelli che critico non abbiano detto ciò di cui li accuso. E in effetti, per una rubrica polemica il tasso di contestazioni che ricevo è molto basso. Però di solito mi limito a mettere le frasi più significative fra virgolette e a segnare il link dell'articolo. Oggi faccio una cosa che uso assai raramente e vi riporto un intero articolo. E non perché lo trovi particolarmente giusto - esattamente per la ragione opposta. E' un editoriale non firmato, dunque particolarmente autorevole, del giornale europeo più altezzoso anche se non certo del più informato e informativo, il francese “Le monde”, bibbia dei progressisti di provincia, pubblicato il 17 maggio. Eccolo.
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“Nei libri di storia, sotto la voce Netanyahu, inevitabilmente si sentirà parlare della sua straordinaria capacità di sopravvivere. Ma i commenti saranno difficilmente positivi sui suoi metodi e le idee. La vittoria inaspettata di Likud nelle elezioni del 17 marzo è stato raggiunta in particolare grazie ai messaggi razzisti contro gli elettori arabi israeliani e un rifiuto da Netanyahu a mantenere l'impegno a favore di uno Stato palestinese. Con un misto di cinismo e di zelo ideologico, il primo ministro è riuscito a rimanere al potere. Dopo sei settimane di trattative estenuanti con i suoi partner ultra-ortodossi e della destra nazionalista, "Bibi" ha assicurato una maggioranza traballante di 61 deputati sui 120 della Knesset. Dire che il nuovo governo non godrà di alcun periodo di grazia è molto al di sotto della realtà. La nave lascia il porto senza vela per un mare in tempesta. Il governo confermato giovedì ha molte posizioni chiave occupate da personalità politico/religiose radicali. Che ne sarà dell'istruzione, guidata dal leader di estrema destra Naftali Bennett? Quale sarà l'entità degli attacchi contro la Corte Suprema, il guardiano delle leggi di base, che il ministro della Giustizia, Ayelet Shaked, ha continuato a criticare? Per non parlare del peso degli ultra-ortodossi, che hanno raggiunto concessioni senza precedenti da Netanyahu, pronti a disfare tutto quello che i centristi del suo precedente governo avevano fatto. Israele dà la sensazione di una fuga in avanti, che alla fine esaspererà i suoi migliori amici, americani ed europei. Questo l'isolazionismo non è solo il fatto di partiti di destra, ma di una gran parte della società, che ha scelto una negazione collettiva della questione palestinese. Non ci sarebbe alcun interlocutore credibile: il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas, riconciliandosi con Hamas, ha legato il suo destino all'organizzazione terroristica. Quindi, non ci sarebbe più nulla da negoziare, si potrebbe solo gestire uno status quo di sicurezza, proseguendo nella colonizzazione in Cisgiordania. L'Autorità Palestinese ha intrapreso nel 2014 in quello che definisce un "intifada diplomatica". L'idea è quella di attaccare Israele su tutti i piani politici e giuridici per contestare l'occupazione. I diplomatici occidentali e arabi tentano di promuovere una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che definirebbe una soluzione di pace e soprattutto un calendario vincolante inaccettabile per Israele. Un primo tentativo è stato bloccato nel mese di dicembre 2014 dal veto degli Stati Uniti. La Francia sta attuando una consultazione per una nuova risoluzione. Per molto tempo, l'idea di pressioni aperte e anche di sanzioni contro Israele era tabù in Occidente. La sola democrazia in Medio Oriente, terra di rifugio degli ebrei europei dopo l'Olocausto, Israele, protetta dall'ombrello americano, non è mai stata ritenuta responsabile per le sue ripetute violazioni del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ma oggi, un nuovo vento soffia contro Israele, illustrato dal crescente numero di riconoscimenti della Palestina, l'ultimo dal Vaticano. Gli Stati Uniti hanno concentrato la loro strategia sulla conclusione dei negoziati con l'Iran entro il 30 giugno. Ma il dibattito è lanciato in Europa e la questione delle sanzioni è sul tavolo.”
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Benjamin Netanyahu
Non mi metterò a discutere davanti voi lo stanco riciclaggio della diffamazione di Netanyahu (se fosse “razzista” chiamare alle urne i propri elettori per contrastare l'affluenza di quelli di una lista contrapposta, la lista araba unitaria, non ci sarebbe leader politico indenne da questo peccato) o contro Ayelet Shaked, che sostiene nella tradizione classica della democrazia che deve esserci un sistema di controlli e contrappesi (check and balance) da cui nessun potere dello Stato debba essere indenne (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/195508#). Le Monde fa il suo mestiere di propagandista di sinistra con la stessa sollecitudine e la stessa deontologia di “Repubblica”, del “Pais” e del “Guardian”, eredi sopravvalutati della tradizione dei giornali di partito.
I punti che voglio sottolineare sono due. La prima è il paternalismo dell' ”esasperazione degli amici” (soi-disant amici, per richiamarsi alla lingua di Le Monde), che è una costante dell'atteggiamento dell'Unione Europea e dell'Ammnistrazione Obama nei confronti di Israele. La Germania, come ha detto di recente il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4657363,00.html), la Francia di Le Monde e del Ministro Fabius conoscono meglio di Israele qual è il suo vero interesse, e dato che loro sono amici ma lui si ostina a non fare quel che gli conviene, sono ben intenzionati a costringerlo. Per chi riflette su come due generazioni fa l'Europa si è occupata del migliore interesse degli ebrei e su come in seguito ha mostrato la sua amicizia nei confronti dello Stato di Israele, non solo ospitando i terroristi e lasciandoli operare indenni a partire dal loro territorio, ma persino impedendo che durante le guerre difensive di Israele i rifornimenti americani passassero nel loro spazio aereo, queste ipocrisie non possono che colorarsi di involontario humour noir.
Il secondo aspetto è più serio. “Le Monde”, che il generale De Gaulle chiamava l’ ”officieux de la République” (l'organo ufficioso della Francia) e che nonostante la crisi che lo attanaglia (http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/05/16/a-parigi-direttori-e-azionisti-si-chiedono-a-che-ora-la-fine-del-monde___1-v-128841-rubriche_c143.htm) continua a esserlo sotto la presidenza squalificata e goscista di Hollande sta dicendo in sostanza che in primo luogo la Francia sta lavorando con l'avvallo sostanziale di Obama a una mozione per il consiglio di sicurezza dell'Onu che stabilisca i contenuti e i tempi di un accordo fra Israele e AP secondo le linee volute dall'Autorità Palestinese e contro le esigenze irrinunciabili di Israele. E secondo, che se Obama fosse costretto da ragioni di politica interna a opporre il veto o se Israele si rifiutasse di suicidarsi e non ci fosse modo di obbligarlo, dato che è assai difficile che il Consiglio di Sicurezza adotti la mozione secondo quel paragrafo dello statuto dell'Onu che in caso di emergenza gli dà il potere di passare all'azione militare (a parte il fatto che non sarebbe comodissimo provare a mandare una forza militare contro Israele), allora l'Europa avrebbe pronte delle sanzioni economiche contro Israele, avendo superato il “tabù” del suo carattere democratico, del suo essere rifugio per gli ebrei perseguitati ecc.
In sostanza l'organo ufficioso della Francia lancia l'idea delle sanzioni. Tutto quel che è successo finora, il tentativo europeo di isolare economicamente Giudea e Samaria, l'ignobile punizione olandese contro i reduci della Shoà colpevoli di abitare in un territorio che lo stato che ha consegnato Anna Frank alle SS riserva allo stato Judenrein richiesto dal nazismo arabo contemporaneo, la lettera firmata anche dall'Italia che richiede all'Europa di esigere che i prodotti israeliani siano etichettati se fabbricati in parte in territori che accordi internazionali sottoscritti anche dall'Europa affidano all'amministrazione israeliana - tutto ciò è stato solo una fase preparatoria. L'Europa si prepara a dichiarare guerra economica ad Israele. In questa guerra saranno naturalmente coinvolti anche gli ebrei europei, perché antisemitismo e antisionismo sono la stessa cosa. Questo insomma ci dice l'editoriale di “Le Monde”: superati i suoi tabù, l'antisemitismo dell'Europa è pronto a tornare allo scoperto per aiutare gli arabi a completare l'opera che Hitler non ha compiuto. E' un avviso molto grave e molto serio. Solo pensare che c'è qualche grullo nel mondo ebraico che si meraviglia perché l'Europa non fa abbastanza contro l'antisemitismo come aveva promesso (e i grulli si erano fidati) e lo dice su organi di stampa che pretendono pure di definirsi ebraici... solo questo mi permette di sorridere di fronte ai tempi durissimi che stanno arrivando.

16 gennaio 2012

Niente scuse



Tutto ebbe inizio un bel giorno, quando venisti al mondo e il primo vagito uscì dai tuoi polmoni; innanzi tutto sentisti freddo, ma un tenero abbraccio mutò questa sensazione in un'altra più gradevole. In seguito qualcosa di nuovo ti accadde, non sapevi definirlo ma poiché eri vivo volevi scoprire cosa fosse. Sentivi premere contro le tue labbra, che ancora non sapevi cosa fossero, e allora riuscisti a muoverle e alcune gocce di latte di fecero scoprire di amarlo.


Poi fu tutto un susseguirsi di sensazioni gradevoli, dalla pancia piena alle carezze, e sgradevoli, di quando eri affamato e solo. Ma l'importante è che si alternavano con più o meno regolarità. Con l'andare degli anni si può dire che nulla è mutato, se non il contesto e la forma di quest'alternanza.


Ma ti parve però che ora le cose gradevoli, ora le altre, dovessero finire per avere il sopravvento e più le cose erano belle, tanto maggiore era il dolore quando venivano a mancare. Poi udisti di imprese grandiose, e di immani tragedie e il tuo cuore vacillò, indeciso su quale sarebbe stato il tuo destino.


Fosti messo alla prova e capisti che non eri un eroe; tutto allora ti apparve grigio e sciatto così decidesti di cercare giustizia e ad onor del vero ti impegnasti parecchio. Fu allora che le cose precipitarono e urlasti: “Se esisti, Dio, salvami”. Non vi furono fulmini e saette dal cielo, ma lentamente la vita proseguì, e ti dissero che eri stato fortunato. Eppure ti rimase il dubbio che ci fosse una mano invisibile dietro a questa fortuna, ma da ogni dove ti bombardavano di notizie tremende, carestie, guerre, crimini mostruosi. No, Dio non esisteva, non poteva permettere tutto ciò. La vita è ingiusta, ti sentivi ripetere da coloro che ti raccontavano le loro disgrazie, e poi, diciamolo francamente, la chiesa e tutti i suoi divieti non ti attirava poi tanto. Preferivi spassartela e confidare nelle tue forze, nel tuo lavoro.


Ma potresti affermare senza ombra di dubbio che Dio non esiste, o che pur esistendo sia ingiusto?


No! Dio è Giusto, è l'unico Giusto e tornerai ad invocarlo nell'ora più buia, e se lo farai con tutto il tuo cuore ti giustificherà, e al dolore seguirà nuova gioia. Solo rifiutando il suo aiuto puoi star certo che in un mondo ingiusto, finirai ingiustamente.


Di certo coloro che stanno morendo di fame, invocando la sua misericordia, o lo ringrazieranno mangiando la prossima minestra, o lo ringrazieranno entrando in cielo. Dio ha sempre salvato tutti coloro che si sono rivolti a Lui e così sarà sino alla fine dei tempi.


Per cui, parafrasando la pubblicità delle pile usate, “niente scuse”.



15 giugno 2011

non fa male se non fa bene

note:non c'é dolore se non c'é prima o dopo la gioia
vivere é soffrire, soffrire é vivere

27 maggio 2011

Viaggio ai confini del mondo


Viaggio ai confini del mondo

Oltre l’immagine stereotipata di un’Africa incontaminata e selvaggia o sottosviluppata e in balia dei ribelli

C’è un Paese lontano, ove, dallo sfarzo del suo palazzo, il sovrano Popol regna su di una ricca nazione brulicante di vita.

I sudditi, sempre indaffarati, affollano le strade, le piazze e i vicoli del mercato; ivi tutto si vende e si compra. Le galline che poco prima schiamazzavano tra le case vi sono condotte di forza, per finire infilzate su di uno spiedo. L’odore del fumo si mescola a quello del piscio e delle macchine, ma ancor più forte è l’aroma di cibi e spezie. Vecchie Toyota ridipinte di giallo trasportano in media quattro passeggeri dietro e due davanti, oltre al conducente che, ignaro delle leggi della fisica, spinge il veicolo in sorpassi al limite dell’impossibile, sapendo che saranno gli altri a scansarsi.Ma qua è normale e, dopotutto, dicono che dalle macchine siano stati tolti i pezzi che uccidono, e in verità di pezzi ne mancano parecchi, a partire dai bulloni delle ruote (non tutti ovviamente). Nell’ora di punta poi, ad un incrocio poco fluido, le macchine aggrovigliate in doppia o tripla fila, si sfiorano e si spintonano, proprio come noi faremmo all’Estival Jazz per aprirci un varco tra la folla. Altro particolare di questi mezzi di trasporto che ormai non mi sorprende più, ma che la prima volta mi ha fatto sorridere è quello della manopola per alzare e abbassare i finestrini: come la chiave del cesso in certe stazioni di servizio, spesso è unica e va chiesta e riconsegnata al conducente dopo l’uso. E così, di cose strane, come un branco di mucche incamminate sull’autostrada, ne ho viste altre, tutte spunto per animate discussioni tra chi, coscia contro coscia, codivide il tragitto (altro che “libera l’auto”), ma torniamo al nostro mercato. Nell’aria risuona una musica ritmata che sospinge ognuno vibrando dal profondo delle viscere. Ovunque ci si volga si é allettati da una miriade di stimoli e l’acquolina cresce man mano che il sole cocente ci ricorda che siamo fatti di carne, sangue e ossa. Come resistere alla vista di dissetanti tranci di ananas disposti tra blocchi di ghiaccio? Invece se è la fame a prevalere non tarderete a incrociare un uomo col vassoio in testa e un alto sgabello in mano: deposto il primo sul secondo vi farcirà una croccante baguette con uova sode, cipolle, sardine, mayonnaise e salsa piccante. E i colori! Rosso, del pomodoro, del peperoncino, dell’olio di palma e, più cupo, della carne esposta cruda o in procinto di arrostire su di un fusto di petrolio trasformato in braciere. Verde, delle banane da cuocere, accatastate a quintali accanto a montagne di frutta quali manghi, papaie, arance acerbe, avocado e naturalmente ananas, ma di proporzioni mai viste. Poi mazzi di verdure dai nomi più disparati. L’unione del verde col rosso dà luogo alle angurie, punteggiate di nero, succose e dolci, di tutte le dimensioni, a fette, pronte per essere addentate, mentre il nero già minaccia le banane più mature che del giallo hanno perso il bagliore, al pari dei vecchi tassì ammaccati. D'altronde rosso, verde e giallo sono i colori nazionali, onnipresenti. È impossibile non lasciarsi sopraffare da questo tumulto e resistere al flusso della folla variopinta che, tra i richiami dei mercanti, e le occhiate incuriosite per l’insolita presenza di un bianco, ti trascina negli angoli più remoti di un Paese dove si lotta con i denti per racimolare quel che basta per vivere. Eppure una vita non basta per scoprire tutto. È solo alla vigilia della mia partenza, e a dodici anni dalla mia prima visita, che sono stato condotto nel quartiere musulmano, al “ministère du soia”, letteralmente “ministero della carne alla griglia”, di cui avevo più volte sentito parlare e dove mi sono finalmente rimpinzato della tanto agognata, succosa e speziata carne bovina che in nessun altro posto è tanto buona. Il rovescio della medaglia forse è la mancanza di mezzi, che spinge anche i bambini a dover lavorare; come mi è capitato di vedere, tutti, dal più piccolo al più grande contribuiscono nel limite delle loro capacità. Non è ingiusto, ma vi garantisco che ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto i miei piccoli amici passare le serate a scorticare arachidi. Questo è il medioevo, è un viaggio nel tempo più che nello spazio; il pacchetto di sigarette (che peraltro pochi fumano) non riporta alcuna dicitura riguardo i pericoli e la birra è pastosa e impregnata di malto. Un vecchio detto recita: “fin che ce n’è, viva il Re”. Viva Popol, viva il Camerun, quest’angolo del pianeta che Dio ha risparmiato da guerre, carestie e calamità! Il caso del Giappone mi fa riflettere, non sono contrario al nucleare, ma vedo che si può vivere consumando molta meno energia, e se qualche sera manca la corrente basta accendere una candela e andare a letto prima. E l’acqua, direte voi? La rete idrica è fatiscente, il prezioso liquido arriva a singhiozzi e bisogna andare a cercarlo con secchi e taniche, ma fortunatamente Dio dà la pioggia ai buoni e ai cattivi. Un mese senza acqua corrente non mi ha ucciso malgrado il colera che stando ai media locali ha fatto già decine di morti dall’inizio dell’anno. Notiziario della sera: il corpo del signor A. è stato riesumato e trasportato al villaggio dopo che il quartiere si è lamentato del suo spirito che aleggiava tra le case; il corpo era stato sepolto accanto all’abitazione contro il volere del defunto. Voi riderete ma il rumore del vento che sibila sopra i tetti di lamiera durante la notte non è dissimile da quello degli spiriti. E, sempre nella notte, non è raro udire il suono dei tam-tam accompagnato dai canti gutturali di una veglia funebre. Sentire per credere.

La Svizzera intrattiene buoni rapporti con il Camerun, tant’è che vi sono tre voli alla settimana a destinazione di Douala e Yaoundé e sono sempre al completo. Certo ci vuole un briciolo di coraggio per affrontare un viaggio di questa portata e non si può dire che sia una meta turistica classica, ma tra i pregi che ancora non ho citato vi è l’Oceano Atlantico: la località costiera di Kribi ha quel fascino naturale e selvaggio che sulle spiagge più conosciute è andato perso. Il mare non è turchino ma è caldo e le onde lo rendono piacevolmente mosso. I pescatori prendono il largo sulle loro piroghe per necessità e al loro ritorno il pesce viene subito smerciato; poi tra grida e canti gli indigeni trascinano le imbarcazioni in secca e riordinano le reti.

Una caratteristica che non si può fare a meno di elogiare, è il ruolo fondamentale che la famiglia esercita nel regolare la vita di questa gente. Tutto ruota attorno alla famiglia e in essa l’intero ciclo della vita si compie. È vero che per il parto si preferisce l’ospedale, ma la casa anziani per fortuna non occorre, poiché esiste la famiglia. Ogni risorsa è sfruttata in modo che il maggior numero possibile di persone ne possa usufruire, a cominciare dal pasto che è preparato in capienti marmitte di fattura artigianale, e calcolando sempre almeno un ospite in più. Per gli ingredienti che vanno macinati, o tritati, si ricorre a particolari macchinari, detti mulini, dei quali vi è un esemplare in ogni quartiere. Dunque quand’è ora, con tutti gli ingredienti in un pentolino, si manda un bambino, se non è a scuola e, per pochi spiccioli li riporta tritati. In questo modo esiste una professione, una specializzazione, per ogni azione per quanto semplice e basilare! Al sarto basta un rocchetto di filo, qualche ago e un paio di forbici che, fatte tintinnare gironzolando per le viuzze, segnalano il suo passaggio e gli rimediano così qualche ingaggio per rammendare strappi e ricucire bottoni. Se invece si possiede una carriola si è arruolati come portatori, mentre con una motocicletta… questa la devo raccontare: non so cosa stessero costruendo ma evidentemente occorreva un tondino d’acciaio, dieci metri piegato in due, e il mezzo più rapido (ed economico) per trasportarlo a destinazione era proprio la moto, conducente e passeggero ben sistemati sulla sella e carico al traino, saldamente in mano al passeggero. Una professione legata all’edilizia è quella dello spaccapietra; la sabbia arriva probabilmente dalle spiagge, ma per un buon calcestruzzo occorre mescolarla a della ghiaia. Evidentemente non se ne trova nel terreno rosso, argilloso, per cui, al bordo della strada ho visto spaccare sassi proprio per ridurli in ghiaia. Anche i mattoni sono fatti di sabbia e cemento, e vengono prodotti manualmente. Edifici di tre-quattro piani senza la gru? No problema, tutto il materiale viene issato a forza di braccia, in particolare la sabbia che viene spalata da un piano all’altro dell’impalcatura, rigorosamente di legno. E così di seguito si potrebbero elencare innumerevoli attività, dal venditore ambulante d’acqua, al ciabattino, al “call box”, persona munita di telefono che lo presta a chi deve fare una chiamata e in genere si occupa anche di rivendere le ricariche per i telefoni. E dire che molti sono laureati, che terminati gli studi non hanno avuto alternative. L’educazione è tenuta in gran considerazione e scuole e collegi esigono l’uniforme, perlopiù su due toni di blu o di beige.

Le prossime elezioni presidenziali sono previste in ottobre e Paul Biya, al potere da trent’anni, ha lanciato recentemente una campagna di assunzioni rivolta ai giovani per un totale di 25000 posti di lavoro e ha risollevato le sorti della compagnia aerea di bandiera che ora si chiama Camair-Co. Nessuno si illude ma tutti corrono a depositare la loro candidatura un po’ come in una lotteria dove almeno si sa che ci saranno dei vincitori. Una volta entrati nei ranghi dei funzionari statali, tutti questi fortunati e le loro famiglie sosterranno per altri sette anni il presidente e sopporteranno la scarsità di reali opportunità. Il sistema può essere criticato facilmente dall’esterno, ma quando si vive a stretto contatto con la popolazione ci si rende conto che tutto sommato funziona e presenta pure dei lati positivi. A nessuno è negata la possibilità di intraprendere un’attività purché sappia sfruttare le risorse a disposizione; nel peggiore dei casi la terra è fertile e abbondante e l’agricoltura permette a molte famiglie di sostentarsi, coltivando attorno ai villaggi. Il folgorante sviluppo della telefonia mobile mostra che dove c’è richiesta, il mercato non stenta a imporsi; dove ci sono possibilità di guadagno ci sono investimenti e c’è sviluppo. Psicologi, giardinieri, fitness club e distributori automatici avranno vita dura, ma con una mezza dozzina di computer funzionanti potreste senz’altro impiantare il vostro cyber-café, o se preferite, e avete la vocazione potete aprire una chiesa: il messaggio di Cristo passa molto facilmente e, concludo, se questa non è la vera ricchezza…

22 dicembre 2010

la gara dei ranocchi

C’era una volta una gara ... di ranocchi
L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.

Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
Cominciò la gara.

In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo:
"Che pena !!!
Non ce la faranno mai!"


I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima

La gente continuava :
"... Che pena !!! Non ce la faranno mai!..."

E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere.
Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto.

Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova.

E scoprirono che...
era sordo!

...Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative...
derubano le migliori speranze del tuo cuore!

Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi.
Per cui, preoccupati di essere sempre

POSITIVO !

Riassumendo :
Sii sempre sordo quando qualcuno ti dice che non puoi realizzare i tuoi sogni.