21 maggio 2015

IL RAPIMENTO DELLA CHIESA è BIBLICO. é REALMENTE QUELLO CHE CI HA INSEGNATO GESÙ.
Ringrazio lo Spirito Santo per questa rivelazione, che mi ha dato proprio oggi, mentre la mattina a causa della pioggia e dei commenti dei miei colleghi pensavo " Così avverrà negli ultimi giorni, come ai tempi di Noè, la gente mangiava, beveva, si sposava fino al giorno che Noé salì sull'arca, chiuse la porta e il diluvio li sorprese tutti"
POI nel pomeriggio ho letto questa spiegazione e gli occhi mi si sono aperti.
III.2) Comparaison de notre temps par rapport à celui de Noé :
« Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme ». (Mt. 24:37) Ici l’avènement de Jésus est apparenté aux évènements de la fin des temps comparés à ceux du temps de Noé. La question est de savoir quel rapport y a-t-il entre les deux évènements ? La réponse est dans ce qui suit : « Car, dans les jours qui précédèrent le déluge, les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé entra dans l'arche » (Mt. 24:38). Juste avant le déluge, les hommes ne se doutaient de rien parce que tout semblait comme de coutume. L’apôtre Paul va même jusqu’à dire : « Quand les hommes diront : Paix et sûreté ! Alors une ruine soudaine les surprendra, comme les douleurs de l'enfantement surprennent la femme enceinte, et ils n'échapperont point » (1 Th. 5:3).
Le déluge représente « le Jour du Seigneur » ou le jugement (et non jugement dernier) ou la colère de Dieu qui sera révélée du ciel sur les hommes à cause de leur l’impiété (Ro. 1:18). Noé représente le juste aux yeux de Dieu (Ge. 7:1) qui préfigure l’élu, ou comme la fiancée de Christ. Et l’arche symbolise le salut de l’Église (le jour de la rédemption ou le Jour de Christ = l’enlèvement). « Et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le déluge vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme. » (Mt. 24:39) Et si maintenant on remplace certains termes par les termes appropriés, par exemple déluge par Jour du Seigneur (jugement), Noé par Église (ou élu(e)), et arche par Jour de Christ (enlèvement), cela nous donne : « Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme. Car, dans les jours qui précédèrent le déluge (le Jour du Seigneur ou le jugement), les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé (l’Église) entra dans l’arche (le Jour de Christ ou l’enlèvement) et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le Jour du Seigneur (jugement) vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme (la fin des temps) (Mt. 24:37-39).
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La suite du texte va dans le sens même de cette compréhension, donnant une cohérence aux versets précédents. Versets 40 à 42 : « Alors, de deux hommes qui seront dans un champ, l'un sera pris et l'autre laissé ; » Comme Noé qui entra dans l’arche : il fut « pris » et l’autre (le non converti) fut laissé pour le jugement. « De deux femmes qui moudront à la meule, l'une sera prise et l'autre laissée. Veillez donc, puisque vous ne savez pas quel jour votre Seigneur viendra. »

19 maggio 2015

Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli


Cari amici,
io chiamo questi miei corsivi cartoline e qualche volta le scrivo con un tentativo di umorismo, nella speranza che voi le troviate un po' piacevoli. Ma, che volete, il mio mestiere di universitario condiziona e allora ci metto sempre le mie fonti, anche a costo di appesantire il testo. In questa maniera nessuno può dire che mi inventi ciò di cui parlo, o che quelli che critico non abbiano detto ciò di cui li accuso. E in effetti, per una rubrica polemica il tasso di contestazioni che ricevo è molto basso. Però di solito mi limito a mettere le frasi più significative fra virgolette e a segnare il link dell'articolo. Oggi faccio una cosa che uso assai raramente e vi riporto un intero articolo. E non perché lo trovi particolarmente giusto - esattamente per la ragione opposta. E' un editoriale non firmato, dunque particolarmente autorevole, del giornale europeo più altezzoso anche se non certo del più informato e informativo, il francese “Le monde”, bibbia dei progressisti di provincia, pubblicato il 17 maggio. Eccolo.
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“Nei libri di storia, sotto la voce Netanyahu, inevitabilmente si sentirà parlare della sua straordinaria capacità di sopravvivere. Ma i commenti saranno difficilmente positivi sui suoi metodi e le idee. La vittoria inaspettata di Likud nelle elezioni del 17 marzo è stato raggiunta in particolare grazie ai messaggi razzisti contro gli elettori arabi israeliani e un rifiuto da Netanyahu a mantenere l'impegno a favore di uno Stato palestinese. Con un misto di cinismo e di zelo ideologico, il primo ministro è riuscito a rimanere al potere. Dopo sei settimane di trattative estenuanti con i suoi partner ultra-ortodossi e della destra nazionalista, "Bibi" ha assicurato una maggioranza traballante di 61 deputati sui 120 della Knesset. Dire che il nuovo governo non godrà di alcun periodo di grazia è molto al di sotto della realtà. La nave lascia il porto senza vela per un mare in tempesta. Il governo confermato giovedì ha molte posizioni chiave occupate da personalità politico/religiose radicali. Che ne sarà dell'istruzione, guidata dal leader di estrema destra Naftali Bennett? Quale sarà l'entità degli attacchi contro la Corte Suprema, il guardiano delle leggi di base, che il ministro della Giustizia, Ayelet Shaked, ha continuato a criticare? Per non parlare del peso degli ultra-ortodossi, che hanno raggiunto concessioni senza precedenti da Netanyahu, pronti a disfare tutto quello che i centristi del suo precedente governo avevano fatto. Israele dà la sensazione di una fuga in avanti, che alla fine esaspererà i suoi migliori amici, americani ed europei. Questo l'isolazionismo non è solo il fatto di partiti di destra, ma di una gran parte della società, che ha scelto una negazione collettiva della questione palestinese. Non ci sarebbe alcun interlocutore credibile: il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmud Abbas, riconciliandosi con Hamas, ha legato il suo destino all'organizzazione terroristica. Quindi, non ci sarebbe più nulla da negoziare, si potrebbe solo gestire uno status quo di sicurezza, proseguendo nella colonizzazione in Cisgiordania. L'Autorità Palestinese ha intrapreso nel 2014 in quello che definisce un "intifada diplomatica". L'idea è quella di attaccare Israele su tutti i piani politici e giuridici per contestare l'occupazione. I diplomatici occidentali e arabi tentano di promuovere una risoluzione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che definirebbe una soluzione di pace e soprattutto un calendario vincolante inaccettabile per Israele. Un primo tentativo è stato bloccato nel mese di dicembre 2014 dal veto degli Stati Uniti. La Francia sta attuando una consultazione per una nuova risoluzione. Per molto tempo, l'idea di pressioni aperte e anche di sanzioni contro Israele era tabù in Occidente. La sola democrazia in Medio Oriente, terra di rifugio degli ebrei europei dopo l'Olocausto, Israele, protetta dall'ombrello americano, non è mai stata ritenuta responsabile per le sue ripetute violazioni del diritto internazionale e delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Ma oggi, un nuovo vento soffia contro Israele, illustrato dal crescente numero di riconoscimenti della Palestina, l'ultimo dal Vaticano. Gli Stati Uniti hanno concentrato la loro strategia sulla conclusione dei negoziati con l'Iran entro il 30 giugno. Ma il dibattito è lanciato in Europa e la questione delle sanzioni è sul tavolo.”
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Benjamin Netanyahu
Non mi metterò a discutere davanti voi lo stanco riciclaggio della diffamazione di Netanyahu (se fosse “razzista” chiamare alle urne i propri elettori per contrastare l'affluenza di quelli di una lista contrapposta, la lista araba unitaria, non ci sarebbe leader politico indenne da questo peccato) o contro Ayelet Shaked, che sostiene nella tradizione classica della democrazia che deve esserci un sistema di controlli e contrappesi (check and balance) da cui nessun potere dello Stato debba essere indenne (http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/195508#). Le Monde fa il suo mestiere di propagandista di sinistra con la stessa sollecitudine e la stessa deontologia di “Repubblica”, del “Pais” e del “Guardian”, eredi sopravvalutati della tradizione dei giornali di partito.
I punti che voglio sottolineare sono due. La prima è il paternalismo dell' ”esasperazione degli amici” (soi-disant amici, per richiamarsi alla lingua di Le Monde), che è una costante dell'atteggiamento dell'Unione Europea e dell'Ammnistrazione Obama nei confronti di Israele. La Germania, come ha detto di recente il ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier (http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4657363,00.html), la Francia di Le Monde e del Ministro Fabius conoscono meglio di Israele qual è il suo vero interesse, e dato che loro sono amici ma lui si ostina a non fare quel che gli conviene, sono ben intenzionati a costringerlo. Per chi riflette su come due generazioni fa l'Europa si è occupata del migliore interesse degli ebrei e su come in seguito ha mostrato la sua amicizia nei confronti dello Stato di Israele, non solo ospitando i terroristi e lasciandoli operare indenni a partire dal loro territorio, ma persino impedendo che durante le guerre difensive di Israele i rifornimenti americani passassero nel loro spazio aereo, queste ipocrisie non possono che colorarsi di involontario humour noir.
Il secondo aspetto è più serio. “Le Monde”, che il generale De Gaulle chiamava l’ ”officieux de la République” (l'organo ufficioso della Francia) e che nonostante la crisi che lo attanaglia (http://www.ilfoglio.it/esteri/2015/05/16/a-parigi-direttori-e-azionisti-si-chiedono-a-che-ora-la-fine-del-monde___1-v-128841-rubriche_c143.htm) continua a esserlo sotto la presidenza squalificata e goscista di Hollande sta dicendo in sostanza che in primo luogo la Francia sta lavorando con l'avvallo sostanziale di Obama a una mozione per il consiglio di sicurezza dell'Onu che stabilisca i contenuti e i tempi di un accordo fra Israele e AP secondo le linee volute dall'Autorità Palestinese e contro le esigenze irrinunciabili di Israele. E secondo, che se Obama fosse costretto da ragioni di politica interna a opporre il veto o se Israele si rifiutasse di suicidarsi e non ci fosse modo di obbligarlo, dato che è assai difficile che il Consiglio di Sicurezza adotti la mozione secondo quel paragrafo dello statuto dell'Onu che in caso di emergenza gli dà il potere di passare all'azione militare (a parte il fatto che non sarebbe comodissimo provare a mandare una forza militare contro Israele), allora l'Europa avrebbe pronte delle sanzioni economiche contro Israele, avendo superato il “tabù” del suo carattere democratico, del suo essere rifugio per gli ebrei perseguitati ecc.
In sostanza l'organo ufficioso della Francia lancia l'idea delle sanzioni. Tutto quel che è successo finora, il tentativo europeo di isolare economicamente Giudea e Samaria, l'ignobile punizione olandese contro i reduci della Shoà colpevoli di abitare in un territorio che lo stato che ha consegnato Anna Frank alle SS riserva allo stato Judenrein richiesto dal nazismo arabo contemporaneo, la lettera firmata anche dall'Italia che richiede all'Europa di esigere che i prodotti israeliani siano etichettati se fabbricati in parte in territori che accordi internazionali sottoscritti anche dall'Europa affidano all'amministrazione israeliana - tutto ciò è stato solo una fase preparatoria. L'Europa si prepara a dichiarare guerra economica ad Israele. In questa guerra saranno naturalmente coinvolti anche gli ebrei europei, perché antisemitismo e antisionismo sono la stessa cosa. Questo insomma ci dice l'editoriale di “Le Monde”: superati i suoi tabù, l'antisemitismo dell'Europa è pronto a tornare allo scoperto per aiutare gli arabi a completare l'opera che Hitler non ha compiuto. E' un avviso molto grave e molto serio. Solo pensare che c'è qualche grullo nel mondo ebraico che si meraviglia perché l'Europa non fa abbastanza contro l'antisemitismo come aveva promesso (e i grulli si erano fidati) e lo dice su organi di stampa che pretendono pure di definirsi ebraici... solo questo mi permette di sorridere di fronte ai tempi durissimi che stanno arrivando.