Gesù vive
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15 luglio 2015
21 maggio 2015
Ringrazio lo Spirito Santo per questa rivelazione, che mi ha dato proprio oggi, mentre la mattina a causa della pioggia e dei commenti dei miei colleghi pensavo " Così avverrà negli ultimi giorni, come ai tempi di Noè, la gente mangiava, beveva, si sposava fino al giorno che Noé salì sull'arca, chiuse la porta e il diluvio li sorprese tutti"
POI nel pomeriggio ho letto questa spiegazione e gli occhi mi si sono aperti.
III.2) Comparaison de notre temps par rapport à celui de Noé :
« Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme ». (Mt. 24:37) Ici l’avènement de Jésus est apparenté aux évènements de la fin des temps comparés à ceux du temps de Noé. La question est de savoir quel rapport y a-t-il entre les deux évènements ? La réponse est dans ce qui suit : « Car, dans les jours qui précédèrent le déluge, les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé entra dans l'arche » (Mt. 24:38). Juste avant le déluge, les hommes ne se doutaient de rien parce que tout semblait comme de coutume. L’apôtre Paul va même jusqu’à dire : « Quand les hommes diront : Paix et sûreté ! Alors une ruine soudaine les surprendra, comme les douleurs de l'enfantement surprennent la femme enceinte, et ils n'échapperont point » (1 Th. 5:3).
Le déluge représente « le Jour du Seigneur » ou le jugement (et non jugement dernier) ou la colère de Dieu qui sera révélée du ciel sur les hommes à cause de leur l’impiété (Ro. 1:18). Noé représente le juste aux yeux de Dieu (Ge. 7:1) qui préfigure l’élu, ou comme la fiancée de Christ. Et l’arche symbolise le salut de l’Église (le jour de la rédemption ou le Jour de Christ = l’enlèvement). « Et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le déluge vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme. » (Mt. 24:39) Et si maintenant on remplace certains termes par les termes appropriés, par exemple déluge par Jour du Seigneur (jugement), Noé par Église (ou élu(e)), et arche par Jour de Christ (enlèvement), cela nous donne : « Ce qui arriva du temps de Noé arrivera de même à l'avènement du Fils de l'homme. Car, dans les jours qui précédèrent le déluge (le Jour du Seigneur ou le jugement), les hommes mangeaient et buvaient, se mariaient et mariaient leurs enfants, jusqu'au jour où Noé (l’Église) entra dans l’arche (le Jour de Christ ou l’enlèvement) et ils ne se doutèrent de rien, jusqu'à ce que le Jour du Seigneur (jugement) vînt et les emportât tous : il en sera de même à l'avènement du Fils de l'homme (la fin des temps) (Mt. 24:37-39).
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La suite du texte va dans le sens même de cette compréhension, donnant une cohérence aux versets précédents. Versets 40 à 42 : « Alors, de deux hommes qui seront dans un champ, l'un sera pris et l'autre laissé ; » Comme Noé qui entra dans l’arche : il fut « pris » et l’autre (le non converti) fut laissé pour le jugement. « De deux femmes qui moudront à la meule, l'une sera prise et l'autre laissée. Veillez donc, puisque vous ne savez pas quel jour votre Seigneur viendra. »
19 maggio 2015
Benjamin Netanyahu
16 gennaio 2012
Niente scuse
Tutto ebbe inizio un bel giorno, quando venisti al mondo e il primo vagito uscì dai tuoi polmoni; innanzi tutto sentisti freddo, ma un tenero abbraccio mutò questa sensazione in un'altra più gradevole. In seguito qualcosa di nuovo ti accadde, non sapevi definirlo ma poiché eri vivo volevi scoprire cosa fosse. Sentivi premere contro le tue labbra, che ancora non sapevi cosa fossero, e allora riuscisti a muoverle e alcune gocce di latte di fecero scoprire di amarlo.
Poi fu tutto un susseguirsi di sensazioni gradevoli, dalla pancia piena alle carezze, e sgradevoli, di quando eri affamato e solo. Ma l'importante è che si alternavano con più o meno regolarità. Con l'andare degli anni si può dire che nulla è mutato, se non il contesto e la forma di quest'alternanza.
Ma ti parve però che ora le cose gradevoli, ora le altre, dovessero finire per avere il sopravvento e più le cose erano belle, tanto maggiore era il dolore quando venivano a mancare. Poi udisti di imprese grandiose, e di immani tragedie e il tuo cuore vacillò, indeciso su quale sarebbe stato il tuo destino.
Fosti messo alla prova e capisti che non eri un eroe; tutto allora ti apparve grigio e sciatto così decidesti di cercare giustizia e ad onor del vero ti impegnasti parecchio. Fu allora che le cose precipitarono e urlasti: “Se esisti, Dio, salvami”. Non vi furono fulmini e saette dal cielo, ma lentamente la vita proseguì, e ti dissero che eri stato fortunato. Eppure ti rimase il dubbio che ci fosse una mano invisibile dietro a questa fortuna, ma da ogni dove ti bombardavano di notizie tremende, carestie, guerre, crimini mostruosi. No, Dio non esisteva, non poteva permettere tutto ciò. La vita è ingiusta, ti sentivi ripetere da coloro che ti raccontavano le loro disgrazie, e poi, diciamolo francamente, la chiesa e tutti i suoi divieti non ti attirava poi tanto. Preferivi spassartela e confidare nelle tue forze, nel tuo lavoro.
Ma potresti affermare senza ombra di dubbio che Dio non esiste, o che pur esistendo sia ingiusto?
No! Dio è Giusto, è l'unico Giusto e tornerai ad invocarlo nell'ora più buia, e se lo farai con tutto il tuo cuore ti giustificherà, e al dolore seguirà nuova gioia. Solo rifiutando il suo aiuto puoi star certo che in un mondo ingiusto, finirai ingiustamente.
Di certo coloro che stanno morendo di fame, invocando la sua misericordia, o lo ringrazieranno mangiando la prossima minestra, o lo ringrazieranno entrando in cielo. Dio ha sempre salvato tutti coloro che si sono rivolti a Lui e così sarà sino alla fine dei tempi.
Per cui, parafrasando la pubblicità delle pile usate, “niente scuse”.
15 giugno 2011
non fa male se non fa bene
27 maggio 2011
Viaggio ai confini del mondo
Viaggio ai confini del mondo
Oltre l’immagine stereotipata di un’Africa incontaminata e selvaggia o sottosviluppata e in balia dei ribelli
C’è un Paese lontano, ove, dallo sfarzo del suo palazzo, il sovrano Popol regna su di una ricca nazione brulicante di vita.
I sudditi, sempre indaffarati, affollano le strade, le piazze e i vicoli del mercato; ivi tutto si vende e si compra. Le galline che poco prima schiamazzavano tra le case vi sono condotte di forza, per finire infilzate su di uno spiedo. L’odore del fumo si mescola a quello del piscio e delle macchine, ma ancor più forte è l’aroma di cibi e spezie. Vecchie Toyota ridipinte di giallo trasportano in media quattro passeggeri dietro e due davanti, oltre al conducente che, ignaro delle leggi della fisica, spinge il veicolo in sorpassi al limite dell’impossibile, sapendo che saranno gli altri a scansarsi.Ma qua è normale e, dopotutto, dicono che dalle macchine siano stati tolti i pezzi che uccidono, e in verità di pezzi ne mancano parecchi, a partire dai bulloni delle ruote (non tutti ovviamente). Nell’ora di punta poi, ad un incrocio poco fluido, le macchine aggrovigliate in doppia o tripla fila, si sfiorano e si spintonano, proprio come noi faremmo all’Estival Jazz per aprirci un varco tra la folla. Altro particolare di questi mezzi di trasporto che ormai non mi sorprende più, ma che la prima volta mi ha fatto sorridere è quello della manopola per alzare e abbassare i finestrini: come la chiave del cesso in certe stazioni di servizio, spesso è unica e va chiesta e riconsegnata al conducente dopo l’uso. E così, di cose strane, come un branco di mucche incamminate sull’autostrada, ne ho viste altre, tutte spunto per animate discussioni tra chi, coscia contro coscia, codivide il tragitto (altro che “libera l’auto”), ma torniamo al nostro mercato. Nell’aria risuona una musica ritmata che sospinge ognuno vibrando dal profondo delle viscere. Ovunque ci si volga si é allettati da una miriade di stimoli e l’acquolina cresce man mano che il sole cocente ci ricorda che siamo fatti di carne, sangue e ossa. Come resistere alla vista di dissetanti tranci di ananas disposti tra blocchi di ghiaccio? Invece se è la fame a prevalere non tarderete a incrociare un uomo col vassoio in testa e un alto sgabello in mano: deposto il primo sul secondo vi farcirà una croccante baguette con uova sode, cipolle, sardine, mayonnaise e salsa piccante. E i colori! Rosso, del pomodoro, del peperoncino, dell’olio di palma e, più cupo, della carne esposta cruda o in procinto di arrostire su di un fusto di petrolio trasformato in braciere. Verde, delle banane da cuocere, accatastate a quintali accanto a montagne di frutta quali manghi, papaie, arance acerbe, avocado e naturalmente ananas, ma di proporzioni mai viste. Poi mazzi di verdure dai nomi più disparati. L’unione del verde col rosso dà luogo alle angurie, punteggiate di nero, succose e dolci, di tutte le dimensioni, a fette, pronte per essere addentate, mentre il nero già minaccia le banane più mature che del giallo hanno perso il bagliore, al pari dei vecchi tassì ammaccati. D'altronde rosso, verde e giallo sono i colori nazionali, onnipresenti. È impossibile non lasciarsi sopraffare da questo tumulto e resistere al flusso della folla variopinta che, tra i richiami dei mercanti, e le occhiate incuriosite per l’insolita presenza di un bianco, ti trascina negli angoli più remoti di un Paese dove si lotta con i denti per racimolare quel che basta per vivere. Eppure una vita non basta per scoprire tutto. È solo alla vigilia della mia partenza, e a dodici anni dalla mia prima visita, che sono stato condotto nel quartiere musulmano, al “ministère du soia”, letteralmente “ministero della carne alla griglia”, di cui avevo più volte sentito parlare e dove mi sono finalmente rimpinzato della tanto agognata, succosa e speziata carne bovina che in nessun altro posto è tanto buona. Il rovescio della medaglia forse è la mancanza di mezzi, che spinge anche i bambini a dover lavorare; come mi è capitato di vedere, tutti, dal più piccolo al più grande contribuiscono nel limite delle loro capacità. Non è ingiusto, ma vi garantisco che ho avuto un tuffo al cuore quando ho visto i miei piccoli amici passare le serate a scorticare arachidi. Questo è il medioevo, è un viaggio nel tempo più che nello spazio; il pacchetto di sigarette (che peraltro pochi fumano) non riporta alcuna dicitura riguardo i pericoli e la birra è pastosa e impregnata di malto. Un vecchio detto recita: “fin che ce n’è, viva il Re”. Viva Popol, viva il Camerun, quest’angolo del pianeta che Dio ha risparmiato da guerre, carestie e calamità! Il caso del Giappone mi fa riflettere, non sono contrario al nucleare, ma vedo che si può vivere consumando molta meno energia, e se qualche sera manca la corrente basta accendere una candela e andare a letto prima. E l’acqua, direte voi? La rete idrica è fatiscente, il prezioso liquido arriva a singhiozzi e bisogna andare a cercarlo con secchi e taniche, ma fortunatamente Dio dà la pioggia ai buoni e ai cattivi. Un mese senza acqua corrente non mi ha ucciso malgrado il colera che stando ai media locali ha fatto già decine di morti dall’inizio dell’anno. Notiziario della sera: il corpo del signor A. è stato riesumato e trasportato al villaggio dopo che il quartiere si è lamentato del suo spirito che aleggiava tra le case; il corpo era stato sepolto accanto all’abitazione contro il volere del defunto. Voi riderete ma il rumore del vento che sibila sopra i tetti di lamiera durante la notte non è dissimile da quello degli spiriti. E, sempre nella notte, non è raro udire il suono dei tam-tam accompagnato dai canti gutturali di una veglia funebre. Sentire per credere.
Una caratteristica che non si può fare a meno di elogiare, è il ruolo fondamentale che la famiglia esercita nel regolare la vita di questa gente. Tutto ruota attorno alla famiglia e in essa l’intero ciclo della vita si compie. È vero che per il parto si preferisce l’ospedale, ma la casa anziani per fortuna non occorre, poiché esiste la famiglia. Ogni risorsa è sfruttata in modo che il maggior numero possibile di persone ne possa usufruire, a cominciare dal pasto che è preparato in capienti marmitte di fattura artigianale, e calcolando sempre almeno un ospite in più. Per gli ingredienti che vanno macinati, o tritati, si ricorre a particolari macchinari, detti mulini, dei quali vi è un esemplare in ogni quartiere. Dunque quand’è ora, con tutti gli ingredienti in un pentolino, si manda un bambino, se non è a scuola e, per pochi spiccioli li riporta tritati. In questo modo esiste una professione, una specializzazione, per ogni azione per quanto semplice e basilare! Al sarto basta un rocchetto di filo, qualche ago e un paio di forbici che, fatte tintinnare gironzolando per le viuzze, segnalano il suo passaggio e gli rimediano così qualche ingaggio per rammendare strappi e ricucire bottoni. Se invece si possiede una carriola si è arruolati come portatori, mentre con una motocicletta… questa la devo raccontare: non so cosa stessero costruendo ma evidentemente occorreva un tondino d’acciaio, dieci metri piegato in due, e il mezzo più rapido (ed economico) per trasportarlo a destinazione era proprio la moto, conducente e passeggero ben sistemati sulla sella e carico al traino, saldamente in mano al passeggero. Una professione legata all’edilizia è quella dello spaccapietra; la sabbia arriva probabilmente dalle spiagge, ma per un buon calcestruzzo occorre mescolarla a della ghiaia. Evidentemente non se ne trova nel terreno rosso, argilloso, per cui, al bordo della strada ho visto spaccare sassi proprio per ridurli in ghiaia. Anche i mattoni sono fatti di sabbia e cemento, e vengono prodotti manualmente. Edifici di tre-quattro piani senza la gru? No problema, tutto il materiale viene issato a forza di braccia, in particolare la sabbia che viene spalata da un piano all’altro dell’impalcatura, rigorosamente di legno. E così di seguito si potrebbero elencare innumerevoli attività, dal venditore ambulante d’acqua, al ciabattino, al “call box”, persona munita di telefono che lo presta a chi deve fare una chiamata e in genere si occupa anche di rivendere le ricariche per i telefoni. E dire che molti sono laureati, che terminati gli studi non hanno avuto alternative. L’educazione è tenuta in gran considerazione e scuole e collegi esigono l’uniforme, perlopiù su due toni di blu o di beige.
Le prossime elezioni presidenziali sono previste in ottobre e Paul Biya, al potere da trent’anni, ha lanciato recentemente una campagna di assunzioni rivolta ai giovani per un totale di 25000 posti di lavoro e ha risollevato le sorti della compagnia aerea di bandiera che ora si chiama Camair-Co. Nessuno si illude ma tutti corrono a depositare la loro candidatura un po’ come in una lotteria dove almeno si sa che ci saranno dei vincitori. Una volta entrati nei ranghi dei funzionari statali, tutti questi fortunati e le loro famiglie sosterranno per altri sette anni il presidente e sopporteranno la scarsità di reali opportunità. Il sistema può essere criticato facilmente dall’esterno, ma quando si vive a stretto contatto con la popolazione ci si rende conto che tutto sommato funziona e presenta pure dei lati positivi. A nessuno è negata la possibilità di intraprendere un’attività purché sappia sfruttare le risorse a disposizione; nel peggiore dei casi la terra è fertile e abbondante e l’agricoltura permette a molte famiglie di sostentarsi, coltivando attorno ai villaggi. Il folgorante sviluppo della telefonia mobile mostra che dove c’è richiesta, il mercato non stenta a imporsi; dove ci sono possibilità di guadagno ci sono investimenti e c’è sviluppo. Psicologi, giardinieri, fitness club e distributori automatici avranno vita dura, ma con una mezza dozzina di computer funzionanti potreste senz’altro impiantare il vostro cyber-café, o se preferite, e avete la vocazione potete aprire una chiesa: il messaggio di Cristo passa molto facilmente e, concludo, se questa non è la vera ricchezza…
22 dicembre 2010
la gara dei ranocchi
L’obiettivo era arrivare in cima a una gran torre.
Si radunò molta gente per vedere e fare il tifo per loro.
Cominciò la gara.
In realtà, la gente probabilmente non credeva possibile che i ranocchi raggiungessero la cima, e tutto quello che si ascoltava erano frasi tipo:
"Che pena !!!
Non ce la faranno mai!"
I ranocchi cominciarono a desistere, tranne uno che continuava a cercare di raggiungere la cima
La gente continuava :
"... Che pena !!! Non ce la faranno mai!..."
E i ranocchi si stavano dando per vinti tranne il solito ranocchio testardo che continuava ad insistere.
Alla fine, tutti desistettero tranne quel ranocchio che, solo e con grande sforzo, raggiunse alla fine la cima.
Gli altri volevano sapere come avesse fatto.
Uno degli altri ranocchi si avvicinò per chiedergli come avesse fatto a concludere la prova.
E scoprirono che...
era sordo!
...Non ascoltare le persone con la pessima abitudine di essere negative...
derubano le migliori speranze del tuo cuore!
Ricorda sempre il potere che hanno le parole che ascolti o leggi.
Per cui, preoccupati di essere sempre
POSITIVO !
Riassumendo :
Sii sempre sordo quando qualcuno ti dice che non puoi realizzare i tuoi sogni.